Potrebbe sembrare un problema secondario, trascurabile ma così non è; il degrado urbano è la prima avvisaglia di un qualcosa di più ampio, di un decadimento della convivenza civile.
Se non c'è rispetto verso la 'res pubblica' difficilmente ci potrà essere rispetto verso il prossimo, attenzione a problemi che non siano quelli strettamente legati al proprio orticello, voglia e volontà di migliorare la qualità della vita.
Sporcizia, incuria, abbandono, inquinamento sia atmsoferico che visivo o acustico, totale mancanza del rispetto delle regole base di convivenza, illegalità... sono le principali forme in cui si manifesta il degrado urbano. Responsabili di tutto ciò sono da una parte i cittadini, dall'altra chi amministra e gestisce la città; ma in un certo senso queste 2 parti coincidono, ogni amministratore è anche un cittadino ed ogni abitante dovrebbe salvaguardare il bene pubblico sia tramite i suoi comportamenti virtuosi, sia impegnandosi in prima persona.
Nel 1982, due studiosi americani di politica criminale, Wilson e Kelling, pubblicano un articolo in una rivista specializzata, che per la prima volta enuncia la teoria della finestra rotta [J. Q. Wilson e G. Kelling, Broken windows. The Police of Neighborhood Safety, in «Atlantic Monthly», Marzo 1982, pagg. 29-38]. Secondo questa teoria, «se una finestra di un edificio dismesso viene rotta da qualcuno, e non si provvede a ripararla urgentemente, presto anche tutte le finestre saranno rotte, a un certo punto qualcuno entrerà abusivamente nell’edificio, qualche tempo dopo l’intero palazzo diventerà teatro di comportamenti vandalici».
Cosa c’entrano vetri e finestre con i fenomeni criminali? Secondo Wilson e Kelling, «il degrado urbano indurrebbe nella comunità un senso di abbandono, di mancata attenzione da parte dell’autorità, destinato a facilitare comportamenti devianti. Il degrado eleva la soglia di indifferenza della comunità urbana verso varie forme di devianza, con la conseguenza di produrre il consolidamento di culture criminali» [questa sintesi della teoria del vetro rotto è tratta da: Alessandro De Giorgi, Zero Tolleranza. Strategie e pratiche delle società di controllo, Derive e Approdi, Roma 2000, pag. 106]. Detto in altri termini: per combattere efficacemente la criminalità, occorre contrastare fermamente e in modo capillare i piccoli disordini quotidiani, il degrado, i comportamenti immorali e devianti di lieve entità, o addirittura irrilevanti dal punto di vista penale.
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